Lei _Le otto in Inghilterra, che freddo fa in questa terra,
la gente, boh, sarà abituata o forse sarà che sono italiana,
ma che schifo, io non ci capisco più niente,
qui da sola mi sento una deficiente, e allora ti scrivo
queste parole, in questa lunga mattina di ottobre.
Lui _Caterina, come stai? Quanto tempo è già passato,
la tua lettera lo sai, stavolta mi ha un pò deluso.
Caterina ma cos’hai? Basta dire che sei stufa di te,
ma dov’è finita la tua allegria, la tua voglia di viaggiare, andare via.
Lei _Tu lo sai, volevo studiare psicologia,
ma ho capito che mi basta già la mia pazzia.
Io volevo davvero studiare l’inglese,
mi hanno detto che qui si può imparare in un mese.
Per adesso sono una ragazza alla pari e lavoro in questa casa da tre mesi,
ma una cosa ho capito veramente, che ho vent’anni, ma non ho concluso niente.
Lui _Caterina tu non puoi, cosa dici, cosa stai cercando,
hai vent’anni cosa vuoi, ma non ti rendi conto?
Caterina non lo sai, questa vita va vissuta davvero,
non lasciarti andare, prendila al volo e gioca con questo mistero.
Caterina tu non puoi, cosa dici, cosa stai cercando,
hai vent’anni cosa vuoi,
ma non ti rendi conto? Caterina non lo sai, questa vita va vissuta davvero,
non lasciarti andare, prendila al volo e gioca con questo mistero.
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Lei _Posso dire che tutte le storie che ho avuto
sono finite clamorosamente contro a un muro,
non voglio più conoscere un uomo,
mi sono persa, ma non voglio chieder perdono.
Lui _Caterina tu lo sai che anche perdersi a volte è bello,
perchè poi il ritorno è sempre più ricco, come il volo di un uccello.
Caterina siamo noi, siamo lettere perdute nel vento,
due gabbiani che faranno ritorno, ridendo, ridendo in silenzio.....